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I migliori prodotti per combattere la processionaria

È ormai noto come la presenza di processionarie del pino e della quercia sia un problema da non sottovalutare: la larva comporta dei rischi concreti non solo per le piante infestate ma anche per gli animali che dovessero entrarvi in contatto, tanto che lo stato italiano prevede l’obbligo di intervenire in modo repentino al fine di debellare l’infestazione. Ma quali sono i metodi fai-da-te più efficaci per liberarsi dell’antipatico parassita? In questa sede passeremo in rassegna i prodotti più adatti a combattere il bruco della processionaria.

Le trappole meccaniche

Come funzionano le trappole

Il processo di installazione è rapido e alla portata di tutti: sarà sufficiente installare i moduli trappola attorno al tronco, posare al suolo una bottiglia contenente terriccio adibita alla raccolta delle larve, collegarla ai moduli tramite l’apposito tubo e il gioco è fatto. Quando le processionarie discendono il tronco nella caratteristica formazione a fila indiana, la trappola le intercetta dirottandole all’interno della bottiglia. Al termine della cattura basta ritirare il contenitore, riempirlo di acqua calda a circa 60° in modo da eliminare l’effetto urticante dei peli e smaltire il tutto in discarica.

Dove acquistare le trappole

Esistono soluzione diverse a seconda delle vostre necessità:

Presto Bio – Trappola adatta ad alberi dal diametro compreso tra i 10 e i 30 cm comprendente 9 moduli e un porta bottiglia.

Presto Bio – Trappola adatta ad alberi dal diametro compreso tra i 30 e i 65 cm comprendente 18 moduli e 2 porta bottiglia.

Procerex – Trappola adatta ad alberi con un diametro non superiore ai 35 cm dotata di un pratico sacchetto da utilizzare al posto della bottiglia.

Le capsule a feromoni per la processionaria

Come funzionano

Il trattamento a base di feromoni è una soluzione semplice ed ecologica per sbarazzarsi dei bruchi della processionaria. Le capsule imitano le sostanze volatili emesse dalle femmine dell’animale, esercitando una forte attrazione sessuale sui maschi adulti. I feromoni si utilizzano in combinazione con una trappola che, una volta attratti i maschi, rende possibile raccoglierli ed eliminarli, impedendo così l’accoppiamento e il proliferare del parassita. Per la riuscita del trattamento è fondamentale disporre le capsule con un criterio ben preciso a seconda del numero di alberi infestati e dell’invasività dell’infestazione, si consiglia perciò di consultare attentamente le istruzioni per l’uso.

Dove acquistarle

Presto Bio – Set contenente 2 capsule a feromoni

Presto Bio – Trappola universale da abbinare all’uso delle capsule per catturare gli insetti.

Gli insetticidi

Come funzionano

Esistono insetticidi appositamente pensati per combattere la processionaria e altri tipi di insetti infestanti. Alla comparsa dei primi segni di infestazione si consiglia di applicare accuratamente il prodotto sulla superficie interessata in modo uniforme, assicurandosi di bagnare tutta la zona colpita tramite uno spruzzatore o un pennello.

Dove acquistarli

Cifo – Afidina Quick, insetticida a base di clorpirifos e deltametrina. Il prodotto uccide gli insetti per contatto, ingestione o inalazione. Da diluire in acqua seguendo delle proporzioni ben precise, si consiglia di consultare le istruzioni per l’uso.

Ital-Agro – Adina 10, insetticida naturale a base di azadiractina. Rende inattivi gli insetti e ne blocca l’assunzione di cibo nel giro di poche ore dal trattamento.

Non dimenticate che i peli delle larve sono fortemente urticanti, è dunque fondamentale maneggiarle con estrema attenzione.

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La processionaria e i cani

La processionaria è un lepidottero molto diffuso la cui pericolosità viene spesso sottovalutata. Oltre ad infestare pini, querce e altre specie botaniche comuni, infatti, i peli fortemente urticanti dell’insetto in stato larvale possono rappresentare una minaccia concreta anche per l’uomo e per molti animali.

In particolare, non tutti sanno che si tratta di un pericolo potenzialmente mortale per i cani: basta un semplice contatto per far insorgere problemi e sintomi di varia natura che, in mancanza di un intervento immediato, possono aggravarsi fino a minare seriamente la salute dell’animale.

Spesso, tuttavia, delle semplici precauzioni possono essere sufficienti a scongiurare il problema o, perlomeno, a contenerlo. In questo articolo analizzeremo il rapporto tra la processionaria e il cane, passando in rassegna sintomi, terapie e metodi preventivi.

Il contatto tra cane e processionaria

Animale curioso per natura, il cane è istintivamente portato a sondare attraverso l’olfatto gli ambienti circostanti, alla ricerca di tracce dei suoi simili e non solo. Se casualmente dovesse imbattersi in un esemplare di processionaria, sarà sufficiente che lo annusi o, peggio, ne ingerisca i peli urticanti per innescare un processo di reazione veloce e potenzialmente molto dannoso. Risulterà subito evidente un brusco cambio di comportamento dovuto al dolore e, nel giro di poco tempo, inizieranno a manifestarsi i sintomi fisici causati dall’avvelenamento.

Un cane entrato in contatto con il bruco della processionaria mostrerà dei sintomi evidenti e altamente allarmanti. Dapprima si riscontrerà un improvviso cambio di comportamento dell’animale, che apparirà vistosamente alterato e irrequieto. In breve tempo faranno la loro comparsa anche gli effetti fisici del contatto, una sintomatologia tanto varia quanto preoccupante che richiede un intervento mirato e repentino. I sintomi più comuni dell’avvelenamento da processionaria comprendono:

• salivazione eccessiva
• gonfiore della lingua
• grave infiammazione di bocca, esofago e stomaco
• necrosi della lingua e della mucosa
• febbre
• vomito e diarrea
• debolezza e mancanza di appetito

È evidente che siamo in presenza di una sintomatologia molto grave e potenzialmente letale. In mancanza di un intervento immediato, le condizioni tendono a peggiorare rapidamente: la lingua può arrivare a gonfiarsi a tal punto da portare al soffocamento e la necrosi può causare la perdita di porzioni di lingua o di naso. Per questo è fondamentale agire tempestivamente al fine di evitare un tracollo dello stato di salute del cane. Ciò, tuttavia, può risultare difficile a causa della scarsa specificità dei sintomi. La diagnosi, infatti, risulta abbastanza semplice solo se ci si accorge della presenza di processionarie, in caso contrario potrebbe essere complicato risalire alla radice del malessere.

Cosa fare in caso di avvelenamento da processionaria

In caso il vostro cane dovesse entrare in contatto con la processionaria, sarà necessario intervenire con estrema prontezza al fine di arginare il diffondersi dei sintomi. Si consiglia di prestare le prime cure sul posto e di rivolgersi nel minor tempo possibile a un veterinario, che saprà indicarvi i rimedi più indicati e la terapia da seguire.

Primo soccorso

È fondamentale prestare immediatamente soccorso all’animale al fine di allontanare la sostanza velenosa dal cavo orale e dalle altre zone infette. Sono sufficienti pochi accorgimenti per rallentare il diffondersi della sintomatologia in attesa dell’intervento di uno specialista. In particolare, è importante procedere con estrema velocità al lavaggio della bocca del cane e delle zone circostanti con una soluzione di acqua e bicarbonato. Si consiglia l’utilizzo di una siringa priva di ago e di un paio di guanti monouso in lattice, in modo da semplificare le operazioni e scongiurare un eventuale contagio.

Rimedi e cure mediche

Una volta ripulita la zona interessata, è bene evitare di perdere tempo e consultare immediatamente uno specialista. Esistono varie forme più o meno gravi di processionaria e il veterinario saprà consigliarvi i rimedi più adatti per ogni situazione. Nella maggior parte dei casi verrà intrapresa una terapia a base di cortisone.

Come prevenire il contatto con la processionaria

In presenza di nidi di processionaria, la legge italiana prevede l’obbligo di un intervento mirato a estirpare l’infestazione. Un simile intervento è utile al fine di preservare le specie botaniche colpite ed evitare contatti indesiderati.

Inoltre, soprattutto nel periodo di maggior diffusione delle larve (che va indicativamente da aprile a giugno e interessa principalmente orari crepuscolari e notturni), è consigliabile prestare la massima attenzione durante le passeggiate. Si suggerisce di controllare i movimenti del cane per evitare che metta il muso in luoghi potenzialmente pericolosi o di utilizzare una museruola, strumento efficace per evitare il contatto tra bocca e terreno.

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Di cosa si tratta

 
Esistono circa 40 differenti specie di processionaria: le più diffuse in Italia sono, secondo la nomenclatura scientifica, la Thaumetopoea pityocampa (processionaria del pino) e la Thaumetopoea processionea (processionaria della quercia).

Di seguito ne saranno trattate le principali caratteristiche (nella sezione approfondimenti è possibile avere informazioni più dettagliate).

 

Thaumetopoea pityocampa


La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) è un insetto dell’ordine dei lepidotteri appartenente alla famiglia Notodontidae.

Esso deve il suo nome alla caratteristica abitudine di muoversi sul terreno in fila, formando una sorta di “processione”.

Questo artropode si trova nelle regioni temperate dell’Europa meridionale, nel vicino Oriente e perfino nell’Africa settentrionale.

E’ uno degli insetti più distruttivi per le foreste, capace di privare di ogni foglia vasti tratti di pinete durante il proprio ciclo vitale.

Le pianta più colpita è il pino (in particolare il pino nero e il pino silvestre), ma è facile trovarne anche presso larici e cedri.

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Il ciclo biologico del parassita


La processionaria è attiva solo durante i periodi freddi dell’anno, dal momento che trascorre i caldi mesi estivi come bozzolo seppelito sotto terra.

Le falene iniziano a emergere dal suolo nel mese di agosto; trascorso qualche giorno iniziano la ricerca di piante adatte per deporre le uova.
Ogni femmina produce un “ammasso” di uova che viene fissato ad un ago dell’albero ospitante.

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L’ammasso può contenere fino a 300 uova, dalle quali dopo almeno 4 settimane nascono le tipiche larve.
Le uova sono completamente ricoperte da scaglie provenienti dall’addome della femmina.

Nonostante la modesta dimensione, le larve sono dotate di forti mandibole in grado di fagocitare i duri aghi già subito dopo la nascita.

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In poco tempo, spogliato completamente un ramo, si muovono in fila alla ricerca di nuovo nutrimento.
I bruchi vivono in gruppo. Inizialmente sono nomadi, spostandosi di ramo in ramo costruendo nuovi nidi provvisori, ma verso ottobre formano un nido sericeo dove affronteranno l’inverno (vedere foto).

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L’attività riprende in primavera e le processionarie, in genere verso la fine di maggio, si dirigono in un luogo adatto per tessere il bozzolo.
Trovatolo, lì si interrano ad una profondità variabile di circa 15 cm. Lo stato di crisalide ha durata di circa un mese, ma può prolungarsi anche per uno o più anni.

L’insetto, raggiunta la maturità e avvenuta la metamorfosi, durante il mese di luglio esce dal bozzolo.

L’adulto è una falena con ali larghe 3-4 cm, di colore grigio con delle striature marroni; la femmina è solitamente di dimensioni lievemente maggiori del maschio.

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La loro vita è molto breve: non più di 2 giorni.
Le femmine sono le prime a recarsi sugli alberi ad alto fusto, dove vengono in seguito fecondate dal maschio.
Il lepidottero vola alla ricerca della pianta più adatta per la deposizione delle uova e il ciclo ricomincia.

 

Thaumetopoea processionea


Gli adulti della processionaria della quercia sono farfalle notturne molto simili alla processionaria del pino.

Processionaria della quercia Le larve sono di colore grigiastro e anch’esse fornite di peli altamente urticanti.

peli_quercia

Tali bruchi compaiono in aprile, hanno un’attività più intensa nelle fasi crepuscolari e notturne del giorno e si spostano per alimentarsi formando processioni irregolari.
Durante il giorno le larve si riparano dentro nidi appiattiti costruiti sui grossi rami o alla base del fusto della pianta colpita dal parassita: la quercia a foglia caduca.

quercia_processionaria

Falena di processionaria della quercia Concluso lo sviluppo larvale, avviene l’incrisalidamento entro un nido definitivo, solitamente posto lungo il tronco della pianta ospite.

La metamorfosi porterà ad una nascita di una nuova falena tra luglio e settembre.

SK - Brzotín (rybníky), Slovenský kras, UTM: DU68, 16.08.2013

I problemi causati dall’insetto sono equivalenti a quelli della processionaria del pino.

Per informazioni sui metodi di intervento contro tale insetto valgono le stesse date per la processionaria del pino.

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La piralide del bosso

Le malattie del bosso


Il bosso, nome scientifico Boxus, è un arbusto cespuglioso sempreverde caratterizzato da foglie opposte ellittiche di colore verde; può crescere spontaneamente nei luoghi aridi e rocciosi ma sempre più spesso si ritrova nei giardini come pianta ornamentale a comporre siepi, alberelli, bordi oppure in vaso. Ne esistono diverse specie, di cui la più diffusa in Italia è la Buxus sempervirens (adatta alle siepi), ma anche la Suffruticosa per le aiuole e la Blauer Heinz molto resistente alle basse temperature. Il bosso è soggetto ad alcune infezioni fungine e parassitarie, tra cui il disseccamento dei getti causato dal fungo Cylindrocladium buxicola e la morte della pianta a causa della piralide, vorace parassita asiatico in grado di divorare in pochissimo tempo le foglie e il tronco del bosso. Questi organismi patogeni sono comparsi in Italia solo recentemente e la loro eradicazione è piuttosto complessa, a causa della lunga persistenza delle spore e delle larve.

bosso

 

I danni della piralide del bosso


La piralide del bosso (nome scientifico Cydalima perspectalis) è un parassita asiatico della classe dei lepidotteri, introdotto accidentalmente in Europa nel 2006, insieme ad alcuni bossi importati. Il parassita è facilmente riconoscibile: ha la testa nera, tonalità giallo-verdi con macchioline nere e striature bianco-nerastre; può raggiungere i 5 centimetri di lunghezza e si riproduce molto velocemente. Le larve sono lunghe pochi millimetri e sono bianche o brune. A causa del loro appetito insaziabile, le piralidi possono distruggere le piante di bosso in pochissimo tempo, arrivando anche a danneggiare la corteccia della pianta e causandone quindi la morte. La piralide adulta non divora interamente la foglia del bosso, ma si nutre solo della parte fibrosa e più interna e della cuticola; la foglia di conseguenza muore, privata del suo strato protettivo. Le foglie quindi appaiono divorate ai lati, mentre possono rimanere piccole porzioni laterali e la nervatura centrale. In pochissimo tempo, le piralidi possono defogliare completamente la pianta. Essendo un parassita importato, non esiste in Europa alcun meccanismo naturale di controllo della piralide, che causa danni molto gravi alle coltivazioni di bosso.

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I rimedi contro la piralide del bosso


L’introduzione nell’ecosistema di insetti predatori delle piralidi non ha avuto successo. Attualmente per controllare la diffusione delle piralidi vengono utilizzati insetticidi naturali di tipo piretroide, estratti dai fiori di crisantemo e mescolati all’olio di colza; la tossicità di questi composti, tuttavia, è notevole e paragonabile a quella degli insetticidi di sintesi. E’ obbligatorio quindi proteggersi con indumenti e maschere adatte. Essendo tossici per alcune specie di insetti, come le api, tali prodotti vanno utilizzati la sera. Un ulteriore approccio per controllare l’infestazione è il Bacillus thuringiensis, un batterio sporigeno che una volta ingerito dalla piralide (soprattutto dalla larva giovane) ne causa la morte per paralisi. La tossina prodotta da questo batterio è innocua per l’uomo, inoltre è estremamente specifica e quindi non agisce su altre specie animali. Esistono inoltre metodi di controllo basati su trappole di feromoni, che attirano i maschi di piralide e impediscono loro di accoppiarsi con le femmine; le trappole vanno utilizzate nei mesi di marzo/aprile e ottobre/novembre. Anche questo metodo è molto selettivo ed evita di danneggiare le specie autoctone di insetti.

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Prodotti consigliati


I prodotti più efficaci per il trattamento della piralide del bosso sono gli insetticidi di origine naturale e i prodotti microbiologici. Tra gli insetticidi molto efficaci sono quelli a base di deltrametrina, insetticida e acaricida piretroide: ha azione neurotossica sulle piralidi, ma non è molto selettiva e il trattamento deve essere ripetuto molte volte per essere efficace. Un altro insetticida di origine naturale è lo spinosad, costituito dalla miscela di due tossine del fungo Saccharopolyspora spinosa. In alternativa ai pesticidi piretroidi, possono essere utilizzati organofosfati come il malatione, il methamidophos e il monocrotophos, che però sono estremamente pericolosi.I prodotti più sicuri sia per l’organismo umano sia per gli insetti autoctoni, sono quelli ad azione microbiologica a base di Bacillus thuringiensis sottospecie Aizawai, come l’insetticida biologico XenTari

L’azione di XenTari è molto specifica verso la piralide del bosso per merito della presenza di alcune tossine prodotte solo dalla sottospecie Aizawai e non dalla sottospecie Kurstaki. Questo batterio sporigeno è normalmente presente nel terreno: quando viene ingerito dalle larve della piralide, ne causa la paralisi completa e la morte dopo poche ore. L’azione insetticida è esplicata maggiormente sulle larve giovani, per cui si raccomanda un trattamento il più possibile precoce.

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Approfondimenti

 

Tassonomia


Regno: Animalia
Phylum: Arthropoda
Classe: Insecta
Ordine: Lepidoptera
Famiglia: Noctuoidea
Genere: Thaumetopoea
All’interno del genere Thaumetopoea esistono circa 40 specie:

T. abdallah – T. abyssinia – T. alvarezi – T. apologetica – T. bicolor – T. bifasciata – T. bonjeani – T. cancioi – T. carneades – T. ceballosi – T. cheela – T. clara – T. clausa – T. colossa – T. convergens – T. dhofarensis – T. herculeana – T. ibarrae – T. illineata – T. insignipennis – T. jordana – T. judea – T. libanotica – T. luctifera – T. lustrata – T. nigromaculata – T. obscura – T. orana – T. phosphatiphila – T. pinivora – T. pityocampa (Processionaria del pino) – T. plutonia – T. processionea (Processionaria della quercia) – T. pseudosolitaria – T. pujoli – T. renegata – T. seiffersi – T. solitaria – T. vareai – T. wilkinsoni – T. zernyi

 

Processionaria del pino


Nome: Thaumetopoea pityocampa (Denis & Schiffermüller, 1775)
Sinonimi: Traumatocampa pityocampa (Denis & Schiffermüller, 1775) in de Freina & Witt (1987); Cnethocampa pityocampa Schiff.

 

Identificazione


Uova

Le uova sono sferiche e bianche; si trovano raggruppate in forma cilindrica tra degli aghi di pino. La massa di uova è larga 25-40 mm e alta circa 5 mm e può contenere 70-300 uova. E’ coperta con scaglie, prodotte dalla punta dell’addome della femmina, di colore grigio-marrone, tonalità che permette un’efficace mimetizzazione tra i rami della pianta.uova

 

 

Larva
Il bruco ha 5 stadi larvali. Nel primo stadio il bruco ha un corpo di colore verde. Dopo la seconda muta, il bruco assume il suo aspetto definitivo. A fine crescita il bruco è lungo 38-45 mm. La larva è coperta di peli urticanti che possono causare irritazioni cutanee anche gravi, congiuntivite, congestione e asma nell’uomo e negli animali. Questi peli urticanti sono disposti in ciuffi in ogni parte del corpo. La colorazione del tegumento del corpo varia notevolmente a seconda della specie. In generale, il tegumento è più scuro nelle zone fredde e varia dal grigio-bluastro al nero. La testa della larva è nera. I peli laterali e ventrali variano dal bianco al giallo scuro. I peli dorsali vanno dal giallo all’arancione e nascono da bulbi rosso-bruni. La parte inferiore del corpo è di un marrone più o meno scuro.

larva

 

Pupa
La pupa è avvolta in un bozzolo di seta ovale di colore marrone-bianco. La pupa (obtecta) è lunga circa 20 mm, di forma ovale, di colore marrone pallido-giallo che col tempo diventa bruno-rossastro. Gli uncini (che legano ad un supporto, es. lo stelo di una pianta) sono arrotondati, con due robuste spine ricurve.

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Adulto
La falena di sesso femminile ha un’apertura alare di 35-50 mm, quella di sesso maschile è più piccola con un’apertura alare di 30-40 mm. Entrambi hanno una cresta irregolare nella parte anteriore. Le ali anteriori sono di colore grigio cinereo; le fibre nervose (dette nei lepidotteri “trachee”), i margini e le tre bande trasversali sono più scure. Il disegno è meno pronuciato sulle ali della femmina. Le ali posteriori sono bianche e grigie, con la caratteristica macchia di colore grigio-marrone nella zona anale. Le antenne sono giallastre alla base e piuttosto marroni sulla punta. Entrambi i sessi hanno un torace peloso. L’addome della femmina è robusto e il suo ultimo segmento è coperto con grandi scaglie.

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Come combatterla

Esistono differenti metodi per combattere la processionaria: è importante leggere con attenzione i seguenti paragrafi per comprendere quale sia la via più corretta e conveniente per far fronte a questo pericoloso parassita.

Prima di intervenire è però fondamentale identificare con precisione l’insetto: visita la sezione approfondimenti per avere informazioni a riguardo.

 

Metodi di intervento contro la processionaria


Distruzione meccanica dei nidi

La lotta meccanica consiste nel togliere manualmente dalla pianta infestata i nidi di processionaria.

Tale operazione viene svolta solitamente in inverno, prima che le larve siano uscite dal nido, con l’ausilio di scale e tronca rami; durante il prelevamento dei nidi è necessario vestirsi in modo adeguato per evitare il contatto con i peli urticanti.

Tale metodo di intervento si rivela efficace, ma piuttosto costoso in termini economici e di tempo: risulta conveniente se utilizzato su una superficie ristretta; in caso l’aerea di intervento sia più estesa, è indicata la lotta microbiologica.

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Lotta microbiologica

La lotta microbiologica è attualmente il metodo di intervento più utilizzato e consiste nell’impiego dell’insetticida biologico Bacillus thuringiensis kurstaki (Btk).

Il Bacillus thuringiensis è un batterio che, colpita una processionaria, paralizza la larva danneggiandone i centri nervosi. Tale insetticida colpisce solo alcuni lepidotteri, dunque non risulta pericoloso per la biodiversità della zona in cui il trattamento viene effettuato.

L’insetticida può essere diffuso con mezzo aereo (elicottero) o tramite un atomizzatore (vedere foto).

Tale tipo di intervento è praticato dalle locali imprese di disinfestazione attrezzate contro la processionaria.

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Trappole ai feromoni (o ferormoni)

I ferormoni sono sostanze chimiche rilasciate dalla femmina per attirare il maschio durante il periodo dell’accoppiamento.

Disporre di trappole ai ferormoni può essere utile per monitorare la diffusione delle falene di processionaria e per confondere le falene maschio nella ricerca della femmina.

Evitando l’incontro tra i sessi si evita la fecondazione e quindi la formazione di una nuova generazione di insetti defogliatori.

Il periodo migliore per posizionare i diffusori di feromoni è il mese di giugno, quando riprendono gli sfarfallamenti degli adulti di processionaria.

I feromoni sono sostanze innocue nei confronti dell’uomo e degli animali ed il loro impiego non ha alcun effetto sull’ambiente.

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Endoterapia

Per endoterapia si intende il trattamento fitosanitario eseguito attraverso l’immissione di sostanze insetticide e/o fungicide direttamente all’interno del sistema vascolare della pianta.

Attraverso il flusso traspiratorio la soluzione viene poi traslocata all’intera chioma dove esplica azione di protezione contro i patogeni per tutta la stagione.

Tale tipo di intervento è praticato dalle locali imprese di disinfestazione attrezzate contro la processionaria.

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Trappole meccaniche

Negli ultimi anni sono state sviluppate da alcune aziende delle trappole speciali da disporsi sui tronchi dei pini infestati da processionaria. Il meccanismo d’azione sfrutta l’idea di poter invischiare il fastidioso insetto con della particolare colla durante la “processione” delle larve. Un prodotto efficace in tal senso è il nuovissimo PROCESTOP, brevettato in Italia.

 

 

Nemici naturali della processionaria


 

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Uova Ooencyrtus pityocampae Baryscapus servadei Ephippiger ephippiger
Larve Erigorgus fermorator Phryxe caudata
Nidi invernali Xanthandrus
comtus
Parus major
Crisalidi Upupa epops Villa brunnea Coelichneumon rudis
Falene

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Salute

La processionaria, oltre a desfogliare piante intere, può costituire un pericolo maggiore per l’uomo e gli altri animali.
I peli urticanti dell’insetto allo stato larvale sono velenosi, e in alcuni casi, fortunatemente limitati, possono provocare una grave reazione allergica.
Sono di seguito trattati i principali effetti che possono seguire lo spiacevole incontro con una processionaria.

 

Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.

 

Effetti sull’uomo


I peli urticanti della processionaria si separano facilmente dalla larva che li porta sul dorso, nel corso di un contatto o più semplicemente sotto l’azione del vento. Data la particolare struttura (terminano infatti con minuscoli ganci), questi peli si attaccano facilmente ai tessuti (pelle e mucose), provocando una reazione urticante data dal rilascio di istamina (sostanza rilasciata anche in reazioni allergiche). Chi avesse ripetuti contatti con la processionaria presenta reazioni che peggiorano con ogni nuovo contatto. In casi gravi può verificarsi uno shock anafilattico, con pericolo mortale (orticaria, sudorazione, edema in bocca e in gola, difficoltà di respirazione, ipotensione e perdita di coscienza).

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A seconda della zona del corpo interessata, diversi sono i sintomi:

 

In caso di contatto con la pelle
Apparizione in seguito al contatto di una dolorosa eruzione cutanea con forte prurito. La reazione cutanea ha luogo sì sulle parti della pelle non coperte, ma anche sul resto del corpo: il sudore, lo sfregamento dei vestiti facilitano la dispersione dei peli, causando spesso l’insorgere di un eritema pruriginoso.

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In caso di contatto con gli occhi
Rapido sviluppo di congiuntivite (con rossore e dolore agli occhi). Se un pelo urticante arriva in profondità del tessuto oculare, si verificano gravi reazioni infiammatorie e, in rari casi, la progressione a cecità.

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In caso di inalazione
I peli urticanti irritano le vie respiratorie. Tale irritazione si manifesta con starnuti, mal di gola, difficoltà nella deglutizione e, eventualmente, difficoltà respiratoria provocata da un broncospasmo (restringimento delle vie respiratorie come si verifica per l’asma).

 

In caso di ingestione
Infiammazione delle mucose della bocca e dell’intestino accompagnata da sintomi quali salivazione, vomito, dolore addominale.

 

Cure: come comportarsi


Chi dovesse presentare, oltre a sintomi localizzati, problemi generalizzati, quali per esempio malessere o vomito, dovrà essere portato in un ospedale.

 

Grave dermatite su una mano

Grave dermatite su una mano

In caso di dermatite
Lavare ogni vestito, maneggiandolo con i guanti, e scegliere la temperatura più alta possibile per il lavaggio. Lavare la pelle abbondantemente con acqua e sapone. Eventualmente è possibile far uso di strisce adesive per staccare i peli urticanti dalla pelle, come per una ceretta. Spazzolare energicamente i capelli se necessario. Consultare un medico in caso di eruzione cutanea grave.

 

In caso di congiuntivite
Gli occhi devono essere risciacquati abbondantemente per eliminare eventuali peli urticanti. Effettuare da un oculista un esame per vericare che non permangano residui di peli urticanti. I peli profondamente integrati nel tessuto oculare dovranno essere rimossi chirurgicamente.

 

In caso di dispnea
La valutazione dei sintomi respiratori va effettuata da un medico. Questo dispone un trattamento appropriato ai sintomi. Il trattamento può includere antistaminici, corticosteroidi e aerosol.

 

Effetti sugli animali


La processionaria risulta molto pericolosa in particolare nei confronti di cavalli e cani, i quali, brucando l’erba o annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto. Per approfondire il tema abbiamo scritto un articolo sugli effetti della processionaria sui cani.

 

I sintomi che un cane presenta in questa spiacevole evenienza sono spesso gravi.

 

Il primo sintomo è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca ed in forma meno grave dell’esofago e dello stomaco.

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In questi casi il padrone intuisce la gravità di quanto è successo, perché vede che il fenomeno non accenna per niente a diminuire, anzi con il passare dei minuti, soprattutto la lingua, a seguito dell’infiammazione acuta, subisce un ingrossamento patologico a volte raggiungendo dimensioni spaventose, tali da soffocare l’animale.

 

I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.

 

Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest’ultima può essere anche emorragica.

 

Come curare un cane


La prima cura da apportare ad uno sfortunato cane colpito da processionaria consiste nell’allontanare la sostanza irritante dal cavo orale: per questo fine bisogna effettuare un abbondante lavaggio della bocca con una soluzione di acqua e bicarbonato.

Questa manovra non è sempre agevole, sia dal momento che il cane sta soffrendo e sia perché può essere per sua natura aggressivo; è dunque consigliabile fare uso di una siringa senz’ago con la quale poter spruzzare ripetute volte la soluzione di lavaggio in bocca.

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Dopo questo primo intervento bisognerà fare d’urgenza altre cure appropriate a seconda della gravità del caso, che soltanto il veterinario potrà eseguire.

 

Rielaborato da “Il Cane da Pastore tedesco” a cura del dr. Marco Smaldone

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La processionaria

Esistono circa 40 differenti specie di processionaria: le più diffuse in Italia sono, secondo la nomenclatura scientifica, la Thaumetopoea pityocampa (processionaria del pino) e la Thaumetopoea processionea (processionaria della quercia).

Di seguito ne saranno trattate le principali caratteristiche (nella sezione approfondimenti è possibile avere informazioni più dettagliate).


Thaumetopoea pityocampa


La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) è un insetto dell’ordine dei lepidotteri appartenente alla famiglia Notodontidae.

Esso deve il suo nome alla caratteristica abitudine di muoversi sul terreno in fila, formando una sorta di “processione”.

Questo artropode si trova nelle regioni temperate dell’Europa meridionale, nel vicino Oriente e perfino nell’Africa settentrionale.

E’ uno degli insetti più distruttivi per le foreste, capace di privare di ogni foglia vasti tratti di pinete durante il proprio ciclo vitale.

Le pianta più colpita è il pino (in particolare il pino nero e il pino silvestre), ma è facile trovarne anche presso larici e cedri.

processionaria_pino

 

Il ciclo biologico del parassita


La processionaria è attiva solo durante i periodi freddi dell’anno, dal momento che trascorre i caldi mesi estivi come bozzolo seppelito sotto terra.

Le falene iniziano a emergere dal suolo nel mese di agosto; trascorso qualche giorno iniziano la ricerca di piante adatte per deporre le uova.
Ogni femmina produce un “ammasso” di uova che viene fissato ad un ago dell’albero ospitante.

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L’ammasso può contenere fino a 300 uova, dalle quali dopo almeno 4 settimane nascono le tipiche larve.
Le uova sono completamente ricoperte da scaglie provenienti dall’addome della femmina.

Nonostante la modesta dimensione, le larve sono dotate di forti mandibole in grado di fagocitare i duri aghi già subito dopo la nascita.

processionaria_mandibole

 

In poco tempo, spogliato completamente un ramo, si muovono in fila alla ricerca di nuovo nutrimento.
I bruchi vivono in gruppo. Inizialmente sono nomadi, spostandosi di ramo in ramo costruendo nuovi nidi provvisori, ma verso ottobre formano un nido sericeo dove affronteranno l’inverno (vedere foto).

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L’attività riprende in primavera e le processionarie, in genere verso la fine di maggio, si dirigono in un luogo adatto per tessere il bozzolo.
Trovatolo, lì si interrano ad una profondità variabile di circa 15 cm. Lo stato di crisalide ha durata di circa un mese, ma può prolungarsi anche per uno o più anni.

L’insetto, raggiunta la maturità e avvenuta la metamorfosi, durante il mese di luglio esce dal bozzolo.

L’adulto è una falena con ali larghe 3-4 cm, di colore grigio con delle striature marroni; la femmina è solitamente di dimensioni lievemente maggiori del maschio.

adult_processionary

La loro vita è molto breve: non più di 2 giorni.
Le femmine sono le prime a recarsi sugli alberi ad alto fusto, dove vengono in seguito fecondate dal maschio.
Il lepidottero vola alla ricerca della pianta più adatta per la deposizione delle uova e il ciclo ricomincia.

 

Thaumetopoea processionea


Gli adulti della processionaria della quercia sono farfalle notturne molto simili alla processionaria del pino.

Processionaria della quercia Le larve sono di colore grigiastro e anch’esse fornite di peli altamente urticanti.

peli_quercia

Tali bruchi compaiono in aprile, hanno un’attività più intensa nelle fasi crepuscolari e notturne del giorno e si spostano per alimentarsi formando processioni irregolari.
Durante il giorno le larve si riparano dentro nidi appiattiti costruiti sui grossi rami o alla base del fusto della pianta colpita dal parassita: la quercia a foglia caduca.

quercia_processionaria

Falena di processionaria della quercia Concluso lo sviluppo larvale, avviene l’incrisalidamento entro un nido definitivo, solitamente posto lungo il tronco della pianta ospite.

La metamorfosi porterà ad una nascita di una nuova falena tra luglio e settembre.

SK - Brzotín (rybníky), Slovenský kras, UTM: DU68, 16.08.2013

I problemi causati dall’insetto sono equivalenti a quelli della processionaria del pino.

Per informazioni sui metodi di intervento contro tale insetto valgono le stesse date per la processionaria del pino.

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